Il trionfo di Clelia, Parigi, Hérissant, 1781

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
  Orti pensili corrispondenti alle interne camere di Clelia, circondati di balaustri e cancelli che chiudono l’unica uscita donde si scende ad una solitaria ripa del Tevere, del quale si vede gran parte.
 
 CLELIA sola
 
 CLELIA
 Ma Larissa che fa? La sua tardanza
 m'incomincia a turbar. Sa pur che il padre
775contro i Romani a torto
 arde di sdegno e che, mercé la rea
 calunnia di Tarquinio,
 noi crede i primi assalitori. A trarre
 il re d'errore, a lui condurmi e meco
780promise pur d'affaticarsi. Or come
 m'abbandona così! Sovrastan forse
 per me nuovi disastri o nuovi inganni?
 Ah non so figurarmi altro che affanni.
 
    Tanto esposta alle sventure,
785tanto al ciel mi veggo in ira
 che ogni zeffiro che spira
 parmi un turbine crudel.
 
    Segna timido e incostante
 orme incerte e mal sicure
790né ritrova il piè tremante
 un sentier che sia fedel.
 
 Eccola alfin... No; m'ingannai; di Mannio
 è il consueto messo e un foglio ha seco. (Esce un guerrier toscano)
 Oimè! T'affretta, amico; ah qui osservarti
795potrebbe alcun; porgimi il foglio e parti. (Le dà un foglio e parte)
 Che mai sarà? Ma questi
 i noti a me di Mannio
 caratteri non son. «Tarquinio»! Intendo
 l'avventura qual sia:
800Mannio il foglio ha intercetto e a me l'invia.
 Leggiam. «Già che di Roma
 la sperata sorpresa
 il ciel non secondò, di Clelia io voglio
 assicurarmi almen. Le tue, mio fido,
805parti saran raccorre
 armi e destrieri e attendermi celato
 del Gianicolo a tergo; ed il rapirla
 saran le mie. Pria che tramonti il sole,
 a te con lei verrò. Dal labbro mio
810ivi saprai dove condurla. Addio.
 Tarquinio». Oh fausti numi!
 Oh Mannio amico! Oh me felice! Alfine
 ecco trionfa il vero, ecco l'indarno
 bramata tanto indubitata prova
815della perfidia altrui. Qui di sua mano
 il traditor s'accusa. Il re deluso
 con rimorso vedrà di chi finora
 fu protettor, di chi nemico; e in faccia
 al mondo intier la fedeltà di Roma
820più dubbia non sarà. Questo è un contento
 che mi toglie a me stessa. Al re si voli,
 si prevenga l'insidia. Ah già vorrei
 che scoperta ogni frode... (Mentre vuole entrar frettolosa alla sinistra, vede Tarquinio da lontano) Eterni dei!
 Quei che da lungi io miro ed ha sì folto
825armato stuolo appresso
 non è Tarquinio? Ah che purtroppo è desso.
 Già l'enorme attentato
 l'empio a compir s'affretta. Ah non credei
 il rischio sì vicin. Fuggasi... E donde?
830A destra alcuna uscita
 non ha il reale albergo;
 a sinistra ho Tarquinio; ho il fiume a tergo.
 Ah se quindi alla ripa
 fosse aperto il cammin, per l'arenoso
835margine solitario inosservata
 dileguarmi potrei. Tentiam quei chiusi
 cancelli disserrar. (Apre il cancello) Respiro. Aperto
 or che un varco è alla fuga... Oimè! D'armati
 quinci e quindi occupate
840son da lungi le ripe; i suoi seguaci
 questi saranno. Or son perduta. Aita,
 consiglio, o numi! Ah presso
 è già Tarquinio. Ove m'ascondo? Un ferro
 chi per pietà mi porge?
845Chi per pietà?... (Pensa) Ma fino al Tebro è pure
 libero il passo. Ardisci, o Clelia. A terra
 vada ogni impaccio; (Getta il manto) e il fiume
 si varchi o si perisca. Almen d'onore
 memorabile esempio
850sarai preda dell'onde e non d'un empio. (Corre e s’arresta al cancello)
 Grazie, o dei protettori, inaspettato
 ecco un destriero. Accetto
 e l'augurio e l'aita.
 È sicuro il tragitto; il ciel m'invita. (Scende al fiume pel cancello)
 
 SCENA II
 
 TARQUINIO dalla sinistra e poi LARISSA dal medesimo lato
 
 TARQUINIO
855Dove s'asconde mai? So pur che altrove
 esser Clelia non dee. Tutto il soggiorno
 indarno ho scorso. Ah qualche inciampo io temo.
 Dove, se in quest'estremo
 angolo non si cela,
860rinvenirne la traccia io mai saprei?
 Clelia, Clelia, ove sei? (Entra a destra)
 LARISSA
 Giusto ciel, qui Tarquinio! Al colpo assai
 l'indegno s'affrettò. Giunsi opportuna
 dell'amica all'aita. Ei, me presente,
865non oserà... Ma il manto
 perché di Clelia a terra? E quei per uso
 sempre chiusi cancelli
 chi disserrò? Mi trema il cor. Che miro! (Si vede Clelia passare il fiume)
 A quel destrier, che a nuoto
870il fiume là fa biancheggiar diviso,
 Clelia non preme il dorso? Ah la ravviso.
 Sconsigliata, ove corre,
 ove a perir! Come salvarla? Come
 soccorrerla degg'io? Già il mio soccorso
875troppo è per lei lontano.
 TARQUINIO
 Clelia? Ah la cerco invano.
 Qual gioco oggi son io d'iniqua stella!
 Clelia?
 LARISSA
                Clelia se vuoi, guardala, è quella.
 TARQUINIO
 Come! Ah quasi io non credo agli occhi miei.
 LARISSA
880Assistetela, o dei!
 TARQUINIO
                                   Questo impensato
 colpo crudele è un fulmine improvviso
 che attonito mi rende. Or che risolvo?
 Clelia seguir? Placar costei? Porsenna
 correre a prevenir? L'usato ardire,
885oimè, par che mi lasci in abbandono.
 Parto? Resto? Che fo? Confuso io sono. (Parte dalla sinistra)
 
 SCENA III
 
 LARISSA sola
 
 LARISSA
 Oh dio, già dal mio sguardo
 si dileguò. Misera Clelia! Ah forse
 perì la sventurata.
890Anima scellerata,
 per te... Dov'è? Partì. La mia presenza
 l'iniquo non sostenne. E pur di queste
 anime immonde è per lo più la sorte
 tenera protettrice. Ecco si perde
895con Clelia il foglio accusator che tanti
 fervidi voti a me, che tanta cura
 al mio Mannio costò, perché non possa
 esser convinto il traditor. Ma quando,
 santi numi, una volta
900quando sarà che a fronte
 del vizio, ognor trionfatore invitto,
 la povera virtù non sia delitto?
 
    Ah ritorna, età dell'oro,
 alla terra abbandonata,
905se non fosti immaginata
 nel sognar felicità.
 
    Non è ver; quel dolce stato
 non fuggì, non fu sognato;
 ben lo sente ogni innocente
910nella sua tranquillità. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Gabinetti.
 
 PORSENNA e TARQUINIO
 
 PORSENNA
 Tarquinio, il so; del violato patto
 Roma è la rea; chiara è la prova. E pure
 incredibil mi sembra, io tel confesso,
 che in un animo istesso
915possa allignar da sì contrario seme
 tanta virtù, tanta perfidia insieme.
 TARQUINIO
 Ecco dell'alme grandi
 il periglio maggior. Signor, tu credi
 tutti simili a te. Pur del fallace
920carattere romano in Muzio avesti
 guari non ha l'esempio.
 PORSENNA
                                              È ver; ma quella
 atroce sua fermezza,
 quell'eroico dispetto,
 quel disperato ardir mertan rispetto.
 TARQUINIO
925Ma che d'Orazio mai,
 che giudicar potrai? Sotto la fede
 d'una tregua giurata
 tesser sorprese, inosservato al campo
 sottrarsi e d'orator fatto guerriero
930noi minacciar non è delitto?
 PORSENNA
                                                      È vero.
 Ma per la patria intanto
 solo esporsi a perir, resister solo
 contro il furor di cento armati e cento
 di virtù, di valore è un bel portento.
 TARQUINIO
935Chiaro di mia sventura
 ah purtroppo è il tenor. Quell'orgoglioso
 fasto roman t'abbaglia e il tuo mi scema
 benefico favor.
 PORSENNA
                              T'inganni. Al merto
 quando giustizia io rendo,
940l'amistà non offendo. Armata, il vedi,
 qui l'Etruria è a tuo pro.
 TARQUINIO
                                               Dunque a che giova
 qui nell'ozio languir? Fuor che nell'armi
 non v'è più speme.
 PORSENNA
                                      Eh ben, le già disposte
 al tragitto e all'assalto
945macchine e navi alfin movansi all'opra
 col notturno favore; e tu le schiere,
 quando il giorno a spuntar non sia lontano...
 
 SCENA V
 
 MANNIO e detti
 
 MANNIO
 Un orator romano
 giunto pur or la libertà richiede
950d'approdar, di parlarti.
 TARQUINIO
                                             (Oh dei!)
 PORSENNA
                                                                 Che mai
 dirmi potrà! Va', s'introduca; or ora
 ad udirlo verrò. (Mannio parte)
 TARQUINIO
                                 Questo è il castigo
 dovuto al tradimento?
 PORSENNA
 Più severo sarà quanto è più lento.
 
955   Spesso, se ben l'affretta
 ragione alla vendetta,
 Giove sospende il fulmine
 ma non l'estingue ognor.
 
    E un fulmine sospeso
960se la sua man disserra,
 arde, ferisce, atterra
 con impeto maggior. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 TARQUINIO solo
 
 TARQUINIO
 Ah m'abbandoni, empia fortuna, e teco
 anche l'ardir. Tutto or pavento e parmi
965un testimonio ogni ombra,
 ogni voce un'accusa. Ah donde mai
 tanta viltà? Da qual stupore oppresso
 non posso in me più ritrovar me stesso?
 
    In questa selva oscura
970entrai poc'anzi ardito;
 or nel cammin smarrito
 timido errando io vo.
 
    Un sol non m'assicura
 raggio di stella amica;
975e par che il cor mi dica
 che qui perir dovrò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Reggia illuminata in tempo di notte.
 
 PORSENNA con accompagnamento di nobili toscani, indi TARQUINIO
 
 PORSENNA
 Olà, venga e s'ascolti
 il romano orator. (Parte un nobile toscano) Ma perché mai
 limpido il core in fronte
980non si legge a ciascun? Sempre trovarsi
 cinto d'inganni, ignorar sempre i veri
 interni altrui pensieri, ah questa pena
 contamina, avvelena
 il maggior ben per cui dolce è la vita!
985Questa...
 TARQUINIO
                    Oh strana, oh inudita
 temerità!
 PORSENNA
                     Che avvenne?
 TARQUINIO
                                                 Immaginarti
 non puoi, signor, qual oratore ardisca
 chiedere a te l'ingresso.
 PORSENNA
 Chi è mai?
 TARQUINIO
                        Nol crederesti; è Orazio istesso.
 PORSENNA
990Orazio! E ben, l'ottenga.
 TARQUINIO
                                               Ah soffriresti
 che reo d'infedeltà...
 PORSENNA
                                        Sì. Non comune
 spettacolo sarà, credimi, o prence,
 ammirarne il contegno,
 veder fino a qual segno
995arrivi un'alma a mascherarsi e a quanto
 fidar l'altrui si possa audacia estrema.
 TARQUINIO
 (Ecco un nuovo periglio; il cor mi trema).
 
 SCENA VIII
 
 ORAZIO con seguito e detti
 
 ORAZIO
 Del pacifico patto
 violato da voi, Porsenna, io vengo
1000a dimandar ragione. Al re toscano
 Roma or qui parlerà sul labbro mio.
 Se tu, che nol cred'io,
 fosti dell'opra ingiusta autore o guida,
 la guerra a rinnovar Roma ti sfida.
1005S'altri mancò di fede,
 il reo, qualunque sia, Roma ti chiede.
 TARQUINIO
 (Oimè!)
 PORSENNA
                   Questo linguaggio
 strano, Orazio, è per me. Da voi difese,
 non accuse aspettai. Che vuol quel fasto?
1010È insania, arte o disprezzo? Ah non sperate
 ch'io soffra ognor deluso
 questo di mia clemenza ingrato abuso.
 TARQUINIO
 (Che sarà!)
 ORAZIO
                        Noi difese?
 Chi fallì si difenda,
1015la meritata attenda
 ira del ciel vendicatrice e tremi...
 PORSENNA
 Gli dei non insultar; fur già da voi
 vilipesi abbastanza.
 ORAZIO
 Quando?
 PORSENNA
                    Quando a dispetto
1020della giurata fede
 veniste ad assalirne.
 ORAZIO
                                        Ad assalirvi!
 Chi?
 TARQUINIO
             Voi.
 ORAZIO
                       Noi di traditi
 diveniam traditori?
 TARQUINIO
                                       Eh qui non giova
 simular meraviglia. A me sul ponte,
1025di', non t'offristi armato? A che furtivo
 passar su l'altra sponda?
 ORAZIO
                                               Ai vostri oppormi
 rei disegni io dovea.
 TARQUINIO
                                        Chi di codesti
 disegni immaginati
 il delator fu mai?
 ORAZIO
                                   De' tradimenti
1030un'anima nemica. È fausto in cielo
 qualche nume al mio zelo.
 TARQUINIO
                                                  Ogni malvagio
 per solenne costume
 sempre ha de' falli suoi complice un nume.
 ORAZIO
 Tanto un Tarquinio!
 PORSENNA
                                        E ben, se i rei siam noi,
1035produci il nostro accusator.
 ORAZIO
                                                    Non posso
 senza farmi spergiuro.
 PORSENNA
                                            Il fatto adunque,
 Orazio, vi condanna.
 ORAZIO
                                        È ver; ma l'armi
 ne assolveran, se a me non credi. I nostri
 ostaggi intanto a noi sian resi.
 PORSENNA
                                                         Il dritto
1040di chiederli perdeste.
 TARQUINIO
                                          Un nuovo è questo
 artificio, o signor. Già Clelia è in Roma.
 PORSENNA ed ORAZIO
 Come!
 TARQUINIO
                Larissa ed io del suo tragitto
 fummo or or spettatori.
 ORAZIO
                                              Oh stelle!
 TARQUINIO
                                                                  Or quale
 di loro intelligenza
1045brami altra prova?
 PORSENNA
                                     Ah questo è troppo!
 ORAZIO
                                                                           E pure
 di nostra fé...
 PORSENNA
                           Basta; ho sofferto assai
 quel colpevole orgoglio.
 Va', torna a Roma e di' che guerra io voglio.
 ORAZIO
 L'avrai; ma trema. Assai tremar doveste,
1050quand'era al valor nostro unico sprone
 l'amor di libertà. Quai nuovi, or pensa,
 di vendetta e d'onor stimoli aggiunga
 l'inganno, il tradimento,
 la calunnia, l'insulto. A Roma, oh stelle,
1055perfidie attribuir! Violatrice
 Roma de' giuramenti!
 Dei che foste presenti
 a' sacri patti, è vostro il torto; a voi
 consacro il traditor. Vieni, o Porsenna,
1060venga l'Etruria; anzi la terra tutta
 s'affretti pur contro di noi. Quai sono
 ragion, giustizia armi tremende in guerra
 tutta da Roma imparerà la terra.
 
    De' folgori di Giove
1065Roma pugnando al lampo
 trarrà compagni in campo
 tutti gli dei con sé.
 
    Sarà per tutto altrove
 a' posteri d'esempio
1070il memorando scempio
 di chi tradì la fé. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 PORSENNA e TARQUINIO
 
 TARQUINIO
 (Respiro; alfin partì). Tempo è una volta
 che il tuo sdegno real senta l'ingrata
 ribelle Roma e che allo scosso giogo
1075obbligata da te... Ma qual pensiero
 ti sospende or così?
 PORSENNA
                                       Rendon cotesti
 Romani tuoi la mia ragion confusa.
 L'apparenza gli accusa,
 il contegno gli assolve. Orazio udisti?
1080Non fa stupor la sua virtù feroce?
 In quella ferma voce,
 in quell'aperta fronte,
 in quel guardo sicuro, in quel sublime
 intrepido parlar, chi d'innocenza,
1085chi mai di verità tutti i più grandi
 luminosi caratteri non vede?
 TARQUINIO
 Troppo, o Porsenna, eccede
 questa dubbiezza tua. Fu pur convinto
 Orazio innanzi a te. Per sua difesa
1090basterà dunque a lui
 finger presagi e simular fermezza?
 
 SCENA ULTIMA
 
 CLELIA con seguito di romani, la quale sentendo nominarsi da TARQUINIO s’arresta pochi istanti ad ascoltarlo, non veduta da lui né da PORSENNA, e seco tutti
 
 PORSENNA
 No; ma di mia dubbiezza
 tutto ciò non mi priva.
 TARQUINIO
 E Clelia fuggitiva
1095appresso al delinquente?
 CLELIA
 Tarquinio è un mentitor; Clelia è presente.
 PORSENNA
 Qui Clelia!
 TARQUINIO
                       (Or son perduto).
 PORSENNA
                                                         A che fuggisti?
 A che torni fra noi?
 CLELIA
                                      Costui, Porsenna,
 di rapirmi tentò. D'insidie intorno
1100già cinta ero da lui. Fuor che un destriero,
 il fiume e il mio coraggio, altro soccorso
 non restava per me. Costretta andai
 del Tebro ad affrontar l'onda orgogliosa.
 Dell'onor mio gelosa
1105mi sottrassi a uno scorno;
 gelosa or di mia fede a voi ritorno.
 PORSENNA
 Oh portenti!
 LARISSA
                          Oh speranze!
 ORAZIO
                                                     Ah non è questo
 il suo fallo maggiore. Ei fu che il patto
 perfido infranse e fra Porsenna e Roma
1110sospetti seminò.
 TARQUINIO
                                 Signor, t'inganna;
 non prestar fede alle menzogne altrui.
 CLELIA
 Prestala dunque a lui.
 Questo foglio ei vergò. Nega, se puoi,
 le note, i sensi tuoi.
 TARQUINIO
1115(Oimè!) (Atterrito)
 CLELIA
                    Leggi, o Porsenna. (Gli porge il foglio)
 TARQUINIO
                                                       (Il foglio mio!
 L'amico ah mi tradì! Speranze, addio). (Fugge)
 PORSENNA
 E, Tarquinio, a tal segno...
 LARISSA
 Si dileguò l'indegno.
 MANNIO
                                        E la sua fuga
 reo lo conferma.
 PORSENNA
                                 Un sì funesto oggetto
1120ben dagli occhi ei mi toglie.
 ORAZIO
                                                     Or de' Romani...
 CLELIA
 Del tuo Tarquinio or puoi...
 PORSENNA
                                                    Non insultate,
 amici, al mio rossor. Di tanti e tanti
 prodigi di virtù sento il cor mio
 pieno così che son romano anch'io.
1125Quanti assalti in un dì! Muzio mi scosse,
 Orazio m'invaghì; ma del trionfo
 hai tu l'onor, bella eroina. È incerto
 s'oggi in Clelia ostentò pompa maggiore
 della patria l'amore,
1130il coraggio, la fede
 o l'onestà. Va'; torna a Roma e vinto
 da te Porsenna annuncia. Offrimi amico,
 offrimi difensore
 della sua libertà. Chi mai non vede
1135che la protegge il ciel, che il ciel voi scelse
 a dar norme immortali
 all'armi, alla ragione, un solo impero
 a far del mondo intero,
 ad onorar l'umanità? Rispetto
1140del fato il gran disegno e son superbo
 d'esser io destinato
 il gran disegno a secondar del fato.
 CORO DI ROMANI
 
    Oggi a te, gran re toscano,
 tua mercé Roma felice
1145della propria è debitrice
 contrastata libertà.
 
 PORSENNA
 
    Ed a me sarà poi grata
 nelle età le più lontane
 dalle eccelse alme romane
1150l'esaltata umanità.
 
 CLELIA
 
    Sì, gran re...
 
 ORAZIO
 
                             Gran re toscano...
 
 CLELIA
 
 Per te Roma oggi è felice.
 
 ORAZIO
 
 A te Roma è debitrice
 della propria libertà.
 
 PORSENNA
 
1155   Ed a me sarà poi grata
 l'esaltata umanità.
 
 TUTTI I ROMANI
 
    Oggi a te, gran re toscano,
 tua mercé Roma felice
 della propria è debitrice
1160contrastata libertà.
 
 FINE